Neuroblastoma: al Gemelli un nuovo approccio per il monitoraggio delle masse surrenaliche neonatali

Il progetto, realizzato insieme all’associazione ENEA, punta a garantire ai piccoli pazienti una sorveglianza attiva che consenta di minimizzare le procedure diagnostiche più invasive

Nell’ultimo decennio, la maggior diffusione dell’ecografia prenatale e neonatale ha reso sempre più frequente l’individuazione nei bambini di eventuali masse surrenaliche sospette (noduli o ispessimenti ghiandolari). Una scoperta che, se da un lato permette diagnosi sempre più tempestive, dall’altro impone ai clinici la necessità di distinguere rapidamente tra lesioni benigne e condizioni neoplastiche potenzialmente gravi. Tra queste ultime c’è il neuroblastoma, tumore neuroendocrino che origina dai neuroblasti, cellule embrionali destinate a formare il sistema nervoso simpatico che, in alcuni casi, non completano il loro processo di maturazione e vanno incontro a trasformazione cancerosa.

Per rispondere a questa crescente esigenza clinica, l’Oncologia Pediatrica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, in collaborazione con l’associazione di pazienti ENEA (European Neuroblastoma Association), ha avviato un progetto innovativo che mira a definire un percorso diagnostico e terapeutico personalizzato per i neonati che presentano lesioni surrenaliche.

“Queste masse - spiega il Prof. Antonio Ruggiero, Direttore dell’Oncologia Pediatrica - possono avere origine benigna, come nel caso dell’emorragia surrenalica, o derivare da patologie neoplastiche maligne, la più comune delle quali è appunto il neuroblastoma. Nonostante il crescente numero di diagnosi, la gestione ottimale di queste masse resta ancora da definire con chiarezza. Il progetto che intendiamo realizzare, grazie al prezioso supporto dell’associazione ENEA, si propone di valutare i neonati con massa surrenalica seguiti presso il nostro centro, al fine di identificare le tecniche di imaging più appropriate per la diagnosi e il monitoraggio nel tempo, nonché di definire il miglior approccio terapeutico”.

Il protocollo proposto, in linea con le più recenti evidenze scientifiche e con i dati del network multicentrico SIOPEN, si rivolge ai bambini con massa surrenalica di diametro inferiore ai 5 cm. Dopo la caratterizzazione ecografica iniziale (massa cistica, solida o mista), il percorso si basa su una strategia di sorveglianza attiva fondata principalmente sull’ecografia, al fine di evitare altri esami più invasivi o procedure non necessarie.

Il programma di follow-up prevede che i piccoli pazienti vengano sottoposti a una serie di ecografie ripetute nel tempo: ogni due settimane nei primi due mesi, poi una volta al mese fino al sesto mese di vita. Molte di queste masse, infatti, presentano una tendenza naturale alla regressione spontanea. Nei casi in cui la lesione si risolva completamente, il monitoraggio può cessare dopo un anno di vita. In assenza di miglioramenti, o qualora la riduzione della massa surrenalica sia solo parziale, il monitoraggio si estende fino ai due anni di età, e solo in questa fase è prevista l’eventuale esecuzione di una risonanza magnetica (RM) e di una scintigrafia (MIBG-scan), necessarie per confermare la diagnosi di neuroblastoma. Il ricorso alla chirurgia viene riservato esclusivamente alle masse che non regrediscono entro i due anni o che mostrano una progressione significativa (aumento volumetrico del 50% rispetto alla diagnosi). 

Una scelta metodologica rilevante di questo protocollo riguarda l’esclusione di esami come l’analisi delle catecolamine urinarie e la biopsia del midollo osseo, considerati poco informativi nei pazienti più piccoli. La priorità, in questo contesto, è quella di evitare procedure invasive non necessarie e di ridurre i rischi associati all’anestesia generale, necessaria per RM e scintigrafia, particolarmente rilevanti nei neonati.

Questo tipo di approccio è volutamente conservativo e altamente strutturato: definisce criteri oggettivi per l’escalation diagnostica e limita interventi eccessivi, pur mantenendo una sorveglianza attiva e rigorosa. Una strategia che risponde non solo a criteri clinici, ma anche alla necessità di accompagnare le famiglie in un percorso emotivamente complesso. Nei primi mesi di vita del bambino, infatti, l’ipotesi di una neoplasia genera timori profondi: per questo, il progetto dedica grande attenzione alla comunicazione e al sostegno nei confronti dei genitori.

La collaborazione tra il Policlinico Gemelli e l’associazione ENEA rappresenta il cuore del progetto. La Onlus, nata nel 2014 dall’esperienza diretta delle famiglie che hanno affrontato il neuroblastoma, sostiene da anni la ricerca scientifica e promuove attività di sensibilizzazione su questa neoplasia pediatrica ad alta malignità. La sinergia con il Policlinico Gemelli consolida un modello virtuoso di cooperazione tra strutture cliniche di eccellenza e realtà del Terzo Settore, che unisce competenza medica e sensibilità umana.

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Enrique Balbotin per Enea Onlus